venerdì 3 settembre 2010

ciclovacanza a Pag agosto 2010

Isola di Pag, Croazia.

Vacanze a Mandre dal 15 al 28 di agosto 2010.

link con le foto

Ingredinti principali: bicicletta, sole e cicale!
Lascio perdere tutte le cose che potete trovare a piene mani in rete, come località,
superficie, abitanti ecc. e mi concentro su quelle meno note ma interessanti:

- Nonostante le attente ricerche in rete nei giorni prima della partenza, non sono riuscito a trovare una cartina interessante e ben fatta come quella dello scorso anno a Rab...tanto meno ho trovato tracce di GPS.
Non mi sono perso d'animo ed una volta giunto a destinazione ho cercato conforto presso i vari uffici turistici della zona, ma con risultati assi deludenti.
L'unica cartina degna di tale nome è denominata "Isola di Pag, Trekking e Mountain Bike",nome un pò pomposo per definire una raccolta di 14 percorsi segnati (cartello verde -bike staza-)spesso, purtroppo, prevalentemente su asfalto.
Naturalmente ne ho fatto tesoro, anche se alla fine i miei percorsi saranno assai differenti.

- Le informazioni che ho potuto ricevere tramite gli uffici turistici sono state vicine allo zero...probabilmente la MTB non ha un grande appeal nella zona, anche se di bikers ne ho trovati diversi (tutti solo su asfalto, tranne una volta). Inoltre quasi tutti i centri, anche piccoli, hanno un "rent-a-bike" forniti di front e rigide, in prevelenza Giant.

- L'isola di Pag, come anche Rab lo scorso anno, è dotata di numerosi muretti a secco in pietra.Delimitano appezzamenti di terreno (pietraie) destinati alla pastorizia (pecore)o come all'estremo nord-ovest alla protezione di olivi e piante di fichi.All'interno dei recinti quasi sempre si trovano piccole greggi di pecore,
a volte di 2-3 pecore, fino ad una decina di animali.Per ovvi motivi ho evitato accuratamente di entrare, nonostante i cancelli sianoquasi sempre in legno, malconci e semplicemnte appoggiati ai muretti in pietra.Ho evitato altrettanto accuratamente di "assaggiare" i fichi presenti sulle pianteabbondanti lungo tutti i percorsi. Spesso fanno parte del sostentamento economicodei locali che li raccolgono e li vendono lungo le strade assieme al formaggio "paski-sir" all'olio ed il vino locale. Ad ogni modo ogni volta che si attraversa un cancello si deve avere l’accortezza di richiuderlo. Durante i giri in bici, non ho trovato cani da pastore. Anzi non ho trovato cani in genere, se non quelli da compagnia dei turisti. Probabilmente un cane è un "lusso" che non tutti si possono permettere.

- Lungo i recinti spesso si trovano quelli che io ho battezzato come "muro doble": sono delle stradine interpoderali, in genere percorribili agilmente, spesso pulite, a volte asfaltate, altre volte solo sterrate e sconesse, percorribili spingendo la bici, pettinati dai rovi e dalle piante "tipo robinia" dalle spine lunghe, così lunghe e dure che un paio di volte me le sono conficcate nelle braccia con dolore lancinante!Un peccato non trovare i percorsi puliti e ben transitabili. Io ne ho percorsi molti raggiungendo spesso il mare, a volte in maniera inaspettata. Il consiglio è il solito: ogni volta che si trova un sentiero, imboccatelo. Al massimo si torna indietro. A differenza dell'isola di Rab, pochi sono i percorsi ad anello, per cui spesso dalla strada asfaltata che corre discosta dal mare si scende ma poi bisogna risalire. Spesso le abitazioni hanno un doppio cancello, sia verso la strada che verso il mare. Quando è così drizzate le orecchie ed aguzzate gli occhi: vuol dire che a mare esiste un percorso che corre lungo la costa: bisogna solo trovare l'ingresso! Una differenza si nota fra i muri dell'isola e quelli della zona nord, verso Lun: i primi hanno uno spessore di 30-40 cm mentre i secondi hanno uno spessore che arriva a 80-100 cm!

- Le strade asfaltate hanno un buon fondo, ma come tutte le strade asfaltate sono di una noia mortale. Il traffico modesto le rende agevolmente percorribili (eccetto nei fine settimana per il cambio dei turisti). La vegetazione scarsa e bassa le rende particolarmente calde, specie nelle ore centrali della giornata. Le fontane sono poche se non addirittura assenti. L'unica che ho trovato sta nel centro del paese di Matejna. In compenso basta chiedere "voda" in una casa qualsiasi che si può riempire la borraccia. Nei bar, volentieri chiedono se si vuole aggiungere ghiaccio.Certo, il rischio che vi appioppino un abbonamento telefonico non è da sottovalutare...ma non ci sono alternative!!

- Le strade sterrate sono quasi sempre in buone condizioni, con fondo sassoso, a volte compatto a volte smosso, quasi sempre pulito. Come già accennato i sentieri sono spesso costellati di sassi di tutte le dimensioni. Grande giovamento ho provato grazie alla full di quest'anno. Obbligatorio, oltre al solito corredo per la riparazione delle forature, anche la dotazione di un copertone di riserva. Le strade ed i sentieri meno battuti sono costellati di cardi e di rovi per cui il rischio di bucare è molto elevato. Io quest'anno sono riuscito a bucare solo due volte, ma il copertone anteriore ha un bel taglio e mi toccherà cambiarlo. Le pietre che costituiscono buna parte dei fuoristrada mangiano abbondantemente i copertoni. I percorsi sterrati e l'ambiente leggermente salino dell'aria marina consigliano di portarsi dietro un pò di "officina" per le varie riparazioni e lubrificazioni del caso. Come lo scorso anno non ho trovato in giro negozi di biciclette ed i noleggiatori mi pare che non facciano manutenzioni.

- La casa in cui sono stato stava a Mandre, un paesino di qualche centinaio di case sul mare a sud-ovest, in posizione abbastanza baricentrica ed equidistante da Pag e Novalja, le due facce dell'isola. Storica, interessante e tranquilla la prima, tanto quanto chiassosa e meno interessante (per me) la seconda.

- Io sono sempre uscito la mattina, prima delle 8, sosta al negozio per un “krapfen”, poi pedalate e foto fino verso le due o le tre, giusto in tempo per tornare a casa a mangiare e fare un bel riposino pomeridiano seguito da un bagno ristoratore. A causa delle temperature alte e della quasi totale assenza di alberi lungo i percorsi, si suda molto. Occorre tenerne conto nel conto dell'acqua che ci si porta dietro. In queste condizioni io arrivo a bere quasi un litro di acqua ogni ora. Oltre all'acqua diventano fondamentali i sali perduti che devono essere ricostituiti. Quindi barrette energetiche e patiglie di sali vari con un bella cena.

- Occorre non farsi ingannare dall’altimetria dell’isola, nè dalle distanze indicate sulle cartine, che non tengono conto delle deviazioni continue lungo il percorso. In una giornata di tutto riposo si collezionano diverse centinaia di metri fra salite e discese. Si parte sempre da 0 quota mare, si sale su una collinetta, poi si scende ad una baia, si risale su un’altra collinetta, si scende e così via…ci vuole un buon allenamento alla fatica, anche quella mentale e una buona resistenza alle spine ai rovi, ai sassi, oltre ad un generoso e resistente paio di scarpe. Ho classificato i percorsi secondo il mio personale punto di vista, che va quindi preso con beneficio di inventario... non fatico per il nulla, ma quache volta mi imbarco in deviazioni che mi costringono a tornare con le pive nel sacco...

- da ultimo...le cicale: compagne inseparabili dall'alba al tramonto.
Non mi ricordavo di averne sentite così tante, ovunque per tanto tempo. Sono un presenza costante per tutte le ore diurne...il loro frinire a tratti è assordante, amplificato dal silenzio dell'ambiente circostante.

Qui comincia la descrizione delle giornate passate a girovagare per l'isola, con grande rammarico per non aver portato un GPS per tracciare i percorsi...

Lunedì 16
Giretto mattutino intorno a Mandre. Partenza dal porticciolo, direzione sud-est.
Alla fine del lungomare comincia una salita sterrata che conduce alla sommità della collinetta. Curva a 90 gradi di nuovo in direzione nord-ovest, in direzione delle antenne della radio che si vedono quasi da ovunque. Incrociata la strada asfaltata si prosegue sulla stradina interpoderale dapprima sterrata e poi nella parte finale asfaltata. Si arriva senza fatica alla baia di Girenica, molto carina, dotata di una piccola pensione. Poche decine di metri prima di arrivare al mare si svolta a sinistra e si imbocca un'altra sterrata che poi si restringe diventando sentiero in cui in un paio di tratti occorre spingere la bici. Seguendola (non ci sono deviazioni) si sbocca di nuovo al mare, a nord-ovest. Percorso tranquillo di circa 12 km, con ampi spunti di osservazione delle aree circostanti. Facile Nel pomeriggio sul tardi di nuovo in bici, in direzione Kolan. Appena terminata la bella discesa (12%) si gira a sinistra in mezzo ai campi. Una stradina sterrata ed asfaltata percorre la collina in direzione nord-ovest,fino a incrociare a sinistra un salitone asfaltato, trooooopo invitante per non essere percorso. Giunti in cima si gode una bella vista sulla costa sottostante e sul Veliko Blato, una zona umida protetta ma dotata di un campeggio, strano a dirsi ma è così.Attenzione a non imboccare la discesa che sta dal'altra parte della salita asfaltata altrimenti ci si perde metà del divertimento. Bisogna invece girare le ruote verso nord ed infilarsi nella strada sterrata,sempre in leggera discesa. La strada diventa poi un sentiero stretto e spinoso che conduce fino in prossimità del Veliko Blato, superato il quale si arriva fno al mare.
Una stradina sterrata permette di percorrere alcune centinaia di metri in direzione di Gajak, pur senza rrivare al paese, se non portandosi la bici in spalla. Si torna indietro lungo la strada sterrata ed asfaltata che passa per Kolan e poi torna a Mandre, soffrendo sulla salita da 12% (corta) ampiamente ricompensata dal discesone lunghissimo, fino in paese. Seduti in sella, senza pedalare si arriva a 56 km/h!! lunghezza del percorso circa 26 km, più i tratti a piedi.

Martedì 17
Bella sgroppata mattutina, da Mandre fino a Pag, passando per il porticciolo di Simuni.Solita partenza dal porticciolo di Mandre lungomare. Arrivato dove il giono prima ho voltato a sinistra, invece continuo dritto, fino ad incrociare una asfaltata che conduce al porto di Simuni. Breve visita al porto turistico e poi bel giro in quello dei pescatori, percorrendo per lunghi tratti la costa, un pò su cemento un pò su ghiaia, fino sbattere contro il campeggio...un colosso attorno al quale ho dovuto girare risalendo sulla strada asfaltata. Appena fuori dal campeggio, sul lato a monte della strada, c'è il sentiero pedonale che porta a Sv. Vid, con un percorso marcato dai bollini bianchi e rossi di circa un'ora. Percorro qualche kilometro di asfalto ed alla prima "occasione" costituita da una strada sterrata con una sbarra ed il cartello di pericolo di incendio, scendo verso il mare. Dal lungo mare, in direzione sud, attraverso una spiaggetta a piedi e poi imbocco un sentiero che dopo qualche centinao di metri arriva su una sterrata. Questa corre lungo la costa con andamento placido e grazie a numerosi sentierini che bucano la vegetazione si arriva spesso al mare. Si transita davanti all'acquacultura (cozze, ostriche e capesante) di Lukar per poi tornare sull'asfalto, da lì fino a Pag. Giro per città di Pag che merita la visita. Caldo porco, secco per fortuna. Birretta ristoratrice nella piazza centrale. La via del ritorno, neanche a dirlo non è quella di andata...scelgo di passare lungo la costa segundo le indicazioni di Vodice – Bosana.
La strada corre lungo la costa, un pò in alto ed i gruppi di case che incontro non meritano di perdere tempo. In compenso il panorama è splendido, grazie anche alla giornata di sole. Lungo il percorso si incontrano sentieri che con percorso sinuoso tagliano il pendio e vanno al mare. A metà del percorso la strada diventa sterrata ed i sassi lasciano lo spazio alla terra battuta, rossiccia. Al termine della sterrata si arriva ad un incrocio che con le strade di destra consente di risalire sulla statale Novalja-Kolan, oppure di scendere verso il mare alla spiaggia di Sv. Duh. Scendo a curiosare ma la spiaggia è ancora quella in ciottoli, piccoli, ma ciottoli, con numerosi camper disposti sul lato destro ed una specie di ristorante sul lato sinistro. Me ne torno sull'asfalto approfittando per fare qualche foto ad un gabbiano appollaiato sopra un muretto di pietra. Su tutto il ercorso niente acqua se non nei paesi e nelle case.
Il contachilometri segna 46, come il numero del Doc!!

Mercoledi 18
Incuriosito dalla presenza di una vetta spettacolare, roba da 350 m di altitudine, oggi pomeriggio me ne vado a Sv.Vid...Da Mandre raggiungo Kolan e poi prendo la direzione per Pag. Alla prima curva, sulla sinistra si stacca una stradina in salita con una indicazione della destinazione e del tempo di percorrenza. La strada sterrata prosegue per qualche centinaio di metri per poi trasformarsi in un sentiero che cammina fra muretti a secco. Un pò in sella ed un pò a spinta a causa dei sassi sul sentiero, delicatamente accarezzati da spine, rovi e quant'altro, arrivo fino ad un cancello in legno che oltrepasso riuchiudendolo. Qualche pecora quà e la fa da corollario al percorso. Ad un tratto una tartaruga terrestre attraversa il mio percorso e subito la trasformo in un bel brodo...(naaaaaa....l'ho solo fotografata!!). Superato il cancello proseguo sul sentiero, con la bici per lo più a spalla a causa del fondo irregolare e spesso tagliente. Giungo ad un trivio: Kolan-Simuni-Sv.Vid. Da qui, con la bici soprattutto a spalla arrivo alla cappella diroccata di Sv.Vid in una mezz'ora circa. Il sentiero è segnato con segni bianchi e rossi, ma nell'ultimo pezzo si sale a vista, godendosi il panorama circostante, spoglio e assolato... insomma il tradizionale panorama di questa zona, impreziosito nelle ore finali della giornata dal sole che se ne va verso occidente e comincia a scaldare i colori dell'aria. Certo, i cardi acuminati ed i sassi taglienti uniti al peso della bici sulle spalle rendono il percorso faticoso, ma alla fine ne vale la pena, anche perchè in discesa la musica cambia radicalmente ed i tratti in sella sono tanti anche se percorribili con qualche cautela. La zona dove sorge la cappella diroccata è un punto trigonometrico con tanto di altezza segnata sul pilastrino. Incontro uno slovacco salito da Sv. Marko. Ho provato anche la discesa verso la parte nord-est del pendio (Sv.Marko, verso Pag), ma dopo una trentina di metri ho lasciato la bici sul sentiero per provare a scendere a piedi a sincerarmi delle condizioni del percorso. Dopo neanche un'altra ventina di metri ho girato i tacchi e sono risalito alla cappella. Il sentiero è percorribile a piedi con qualche attenzione, ma decisamente sconsigliato a chi si porta una bici sulle spalle.
Nei tratti esposti il peso della bici rende troppo rischiosa la discesa. Bel panorama, belle foto...insomma, per un paio di ore di cammino, una mezz'ora di sosta in cima ne vale veramente la pena...peccato aver perso il mio cappello con visiera, compagno di tante avventure...per ricomprarlo mi toccherà andare da Decathlon...
per ripagare le facce di quelli che han visto la bici in vetta (mentre riparavo la ruota davanti)...neanche Mastercard può bastare!!!
Lunghezza del percorso, circa 16 kilometri da Mandre. Facile.

Giovedì 19
Arrivando dalla terraferma, la collina che sta a sud di Pag, sopra la salina, mostra qualcosa di abbastanza inconsueto...una serie di pale eoliche! Si tratta del campo di Adria Wind Power, con 7 pale eoliche bianche che fanno bella mostra di se (a chi piacciono ovviamente...)Parto per arrivare a Pag in macchina, che ho ben visto che il trasferimento su asfalto fino in città è noioso e l'ho già percorso. A Pag fatico un poco a trovare la strada che conduce al campo eolico. Lascio la macchina al porto nella parte verso nord, in zona non soggetta a disco orario e attendo che una agenzia turistica apra. Mi faccio dare le informazioni necessarie e parto. Lungo la strada che corre alle spalle della città, bisogna cercare la deviazione che conduce al cimitero e da lì seguire la strada in terra battuta, e nei tratti ripidi in cemento che sale verso il ripetitore della tv. Il deserto è, come al solito, totale, eccezion fatta per una ragazza che faceva jogging incontrata all'inizio della salita.
Anche durante la salita il panorama è interessante, con la scarsa vegetazione plasmata dal vento che viene giù dal Velebit. Ogni tanto fra la vegetazione si muove veloce e furtivo qualche coniglio selvatico. Una volta arrivato in cima il panorama cambia: l'assenza totale di vegetazione che non siano bassi cardi e piccoli cuscini di una sorta di erba spinosa fa diventare l'ambiente quiasi lunare. L'assenza della vegetazione così come di terra vera e propria,la dice lunga sulla violenza del vento invernale in questa zona. Le rocce taglienti ed appuntite spesso mostrano buchi verticali piccoli e grandi. Probablmente è da lì che l'acqua piovana filtra negli strati sottostanti. Data l'ora calda e l'assenza di alberi, le pecore al pascolo sono tutte concentrate davanti alle griglie di areazione dei piccoli fabbricati ai piedi delle pale eoliche. Al mio passaggio si alzano, si sposano di pochi metrie quando mi sono allontanato ritornano a prendere il fresco. Il percorso in cresta è agevole, su una strada sterrata non particolarmente sconnessa, anche se poco trafficata e per questo spesso irta di cardi. Camminare a piedi al di fuori della strada fa risuonare le pietre con rumore quasi metallico. Sono solo, splendidamente solo. Qualche pala si muove con leggero fruscio. Non riesco a capire con che criterio si azionino e se siano girevoli al seguito del vento...Al termine del percorso sempre in leggera discesa, la strada si biforca. Una scende decisamente verso sud, verso lo stabilimento della salina di Pag, l'altra, sorniona, piega verso sud-est, in direzione sconosciuta...mancano 10 minuti alla 11... non ci penso neanche un secondo ed inseguo la chimera della disesa al mare dal lato dell'isola verso la terraferma! Errore di valutazione...dopo quasi 40 minuti di pedalata arrivo ad un punto morto, dove la strada, oltre ad aver superato un muretto a secco costruito dopo, finisce proprio in niente, una specie di piazzaletto poco evidente.
Nel timore neanche troppo dissimulato di perdere l'orientamento in mezzo a tutte quelle pietre uguali, giro mestamente la bici, torno sui miei passi e me ne torno indietro e 10 minuti dopo mezzogiorno sono di nuovo al bivio. Imbocco la strada in discesa che mi conduce rapidamente lungo la salina. Strada facendo incontro un piao di ponticelli che permetto l'accesso alle vasche della salina. Li oltrepasso e faccio un giro veloce per poi ritornare a Pag. Tornato alla macchina valutato che l'orario non è proibitivo, decido di anadare anche a Basaca, verso Rt. Sv. Nikola.
Parto su strada sfaltata che rapidamente esce dall'abitato per diventare sterrata e naturalmente deserta. Dopo meno di 3 km la strada finisce definitivamente.
Vedo qualcuno che risale la collina a piedi per andare verso il mare lato terraferma, ma decido di non seguirli. Proseguo fino a lasciare la bici poco dopo la strada e percorro un tratto a piedi. Poi il fondo diventa irto di pietre taglienti ed aguzze e data l'ora decido di tornare indietro. Mentre arrivo al posto dove ho lasciato la bici, un tale sceso da una macchina appena arrivata mi saluta calorosamente....poichè il mondo è piccolo, si tratta dello slovacco incontrato a Sv. Vid il giorno precedente!
Giornata torrida, con l'aggravante di una parte del percorso in zona dove il vento non spirava affatto. Ho adottato una strategia funzionante per limitare l'insolazione della testa: sotto ho indossato il cappello leggero con visiera e sopra il casco in polistirolo. Il primo conteneva il sudore asciugandolo e facendolo evaporare senza colare sugli occhi, il secondo riparava adeguatamente dai raggi del sole lasciando però respirare la testa dalle grosse aperture di areazione.
Percorsi circa 27 km in 6 ore circa. Uscita molto interessante. Niente acqua se non in città.

Venerdì 20 e sabato 21
Nuovo giro nella zona di Mandre su nuovi sentieri che parzialmente ricalcavano quelli gà percorsi. Attraversato qualche campo protetto da un cancelletto in rete, aperto il quale ho percorso la strada sterrata fino alle vicinanze del porticciolo di Simuni. Poi di nuovo a Cala Girenica, seguendo una strada alternativa che però non consente di arrivare fino al mare perchè inopinatamente chiusa da una bassa rete metallica nella sua parte finale. Per evitare discussione con gente che mi guardava da lontano non ho scavalcato la rete e me ne sono tornato sui miei passi. Facendo di nuovo un largo giro, a caso fra i sentieri sono tornato a casa.
Percorsi 12 km circa. Facile.


Domenica 22
Escursione lunga a Matajna, partendo da Caska, appena dopo Novalja. Lasciata la macchina sulla spiaggia quasi deserta, procedo sul lungomare per un tratto per poi tornare su asfalto fino ad un kilometro prima di Vidalici, dove lascio la strada per infilarmi in una bella sterrata che punta dritta verso il mare. Arrivo sulla riva poco prima delle prime case del paese e un sentiero consente di arrivare fino al lungomare cementato. Da lì proseguo fino al lato opposto del paese, sempre ad un passo dall'acqua. Torno indietro di qualche decina di metri e attraverso le case (bruttine in verità) per arrivare sull'asfalto,fino a prima di Drazica. Nuovamente abbandono l'asfalto per scendere verso il mare e girovagare lungo la costa, percorrendo in parte un bel percorso a picco sul mare. Arrivato lungo le spiagge ad una casa isolata torno indietro per risalire sull'asfalto. Vado avanti attraverso il paese di Kustici e Zubovici, sempre lungo la costa, anche se solo a tratti. Poi da da Zubovici, arrivo a Matajna attravero la strada asfaltata. In paese mi faccio indicare una fonte (l'unica vista) di acqua potabile. Riempite le borracce salgo al cimitero in bici passando per il lungomare. Poi, bici in spalla salgo ancora sulla collinetta che sovrasta la baia verso nord-ovest. Foto di rito, di fianco alla bandiera croata e poi di nuovo la discesa, a piedi per qualche decina di metri e poi in sella fino al cimitero. Da qui attraverso una sterrata arrivo fino alla splendida baia di Ruzica. Lo spettacolo del mare è rovinato solo dalla inopinata presenza di un chioschietto di bibite e gelati che si alimenta con un motogeneratore rumoroso e fastidioso. Incredibile a dirsi, ma nonostante il rumore un sacco di gente è stesa nelle vicinanze a prendere il sole!! Tornato verso Matajna dal lungomare a sud-ovest parte un percorso cementato a picco sul mare che porta alle spalle della collinetta, in direzione Ruzica, pur senza raggiungerla...merita anche questo di essere visto. Il percorso verso la baia di Ruzica si può completare solo con la bici a spalla, cosa che io non ho fatto per motivi di fatica e tempo. Dopo una sosta in una conoba per rifocillarsi e riposarsi un pò riparto per il rientro tutto su asfalto.
Giornata faticosa e soddisfacente. Attenzione a non farsi attrarre dal cartello marrone "paski trokut" che racconta di una zona interessante da visitare ad un paio di km dal cartello. Ci sono andato, pedalando per circa un km e percorrendo l'altro a piedi, seguendo i segnali colorati. La delusione è stata notevole, confermata nei giorni seguenti dai discorsi fatti con altri che ci sono andati!!
Percorsi circa 38 km in quasi 7 ore, soste comprese.

Lunedì 23
Appuntamento con Paolo al parcheggio del Campeggio di Starsko a sud di Novalja, ce ne siamo andati percorrendo il lungomare di Stara Novalja fino al vecchio porto dei traghetti sulla punta più a nord-ovest. Ogni volta che abbiamo potuto (poco) abbiamo abbandonato l'asfalto per gironzolare sul lungomare, attrezzato con un piccolo percorso cementato molto invitante. Qualche metro prima di giungere al vecchio imbarco la strada piega sulla destra e comincia una sterrata a tratti cementata che sale in quota per poi ridiscendere verso la punta del promontorio. Foto veloci e poi via a capofitto lungo la sterrata, senza perdere neanche una deviazione, che spesso non ha portato in alcun posto decente o interessante. Vegetazione bassa e non molto fitta. La strada, come spesso accade, è sterrata, sassosa ed irta di cardi.
Il sole è feroce come gli altri giorni, ma l'astuzia del doppio copricapo, anche in questa occasione fa il suo dovere. Il caldo non sembra particolarmente elevato e fastidioso, ma evidentemente le mie sensazioni non corrispondolno alla realtà... il giro che corrisponde alla descrizione del giro 10 della cartina disponibile nelle agenzie, termina in prossimità della strada che va da Novalja a Zigljen. Ce ne torniamo al campeggio a bere una buona birra in compagnia per concludere degamente il giro.
Il contakilometri segna circa 38 km. Facile.


Martedì 24
Penitenzaaaaaa!! purtoppo l'entusiamo dei giorni scorsi oggi mi ha inflitto una orrenda penitenza: dopo una notte agitata, stamattina mi sono svegliato con la febbre. Sono caldo, probabilmente nei giorni scorsi ho accumulato fatica ed esaurito le mie riserve idriche col risultato che oggi sono a letto. Efferalgan e acqua, molta acqua, insieme ad una giornata di assoluto riposa fanno in modo che io rimetta in sesto. Certo, buttare via una giornata bella come oggi è un vero peccato, ma ogni tanto si paga dazio!

Mercoledì 25
Giornata di riposo e di defaticamento con escursione a piedi direzione Zara nella mattina e Paklenika nel pomeriggio. Belle mete entrambe. Molto affollato il primo tratto del canyon di Paklenika da numerose cordate di scalatori di ogni età.

Giovedì 26
Giornata dedicata al mare full time: meta della giornata la spiaggia di Metajna già vista con la bici. Giornata di tutto riposo, con intevallo di pesca e rientro serotino a Mandre. Confermo le sensazioni di posto splendido con motogeneratore che rompe parecchio le scatole,anche se sull'altro lato della spisggia. Come sempre accade capita di ritrovarsi come vicino di "ombrellone" un gruppo di tedeschi radiomuniti e bimbomuniti che scocciano con la musica a palla per una oretta buona...
(pazienza per i bambini che son piccoli, ma la radio...)

Venerdì 27
Rimessomi finalmente in forma oggi riparto, destinazione Lun, alla punta etrema dell'isola, verso nord.... posto ampiamente segnalato dalle guide turistiche per la presenza di una estesa zona di olivi millenari, con centinaia di esemplari.
Recita l'info in merito:
"Gli oliveti di Lun rappresentano una vera oasi di pace e uno dei più pittoreschi e dei più belli angoli della nostra isola. Tra gli olivi innumerevoli si distinguono per la sua particolarità circa 1500 olivi selvatici - olea oleaster, alti 5-8 m e del diametro di 20-80 cm. Questa zona dell’olivo selvatico, della superficie di 24 ha
è unica di tale tipo sull’Adriatico e possiede un grande valore botanico. Per le sue caratteristiche è protetta ed è proclamata la riserva botanica nel 1963."
Bene, allora vedere per credere. La giornata è ottima, stavolta parto con una dotazione minima di 2,5 litri di acqua e con la ferma convinzione di non farmi sorprendere nè dalla sete nè dal rishio di disidratazione. Arrivo con la macchina fino a Potoknika, scendo in paese, parcheggio e mi preparo. Comincio subito con un giretto nel piccolo paese, ma il percorso lungo la costa non c'è e allora salgo sulla strada asfaltata, direzione nord. In giro non c'è nessuno. La prima disesa è al campeggio di Drazica, con breve percorso lungo il mare. Ritorno sull'asfalto per poi ridiscendere al mare nella zona del campeggio (libero) di Skovrdara. Lungomare dotato di sentiero cementato o sterrato. Risalgo passando all'interno del campeggio fino alla strada asfaltata. Proseguo verso la meta e di nuovo deviazione verso il mare nella zona di Jakisnika. Poi da lì seguo le indicazioni per Uvala Krkalo e Uvala Slatina. Dopo l'ennesima discesa al mare, verso Mulobedanj, punto deciso alla volta di Lun...la terra proessa degli olivi. Arrivo in prossimità del paese dove vengo accolto, nell'assenza totale di anima viva, da un bel cartello che spiega chiaramente "il cosa ed il dove". Faccio una foto al cartello con il percorso ed imbocco deciso la sterrata fra gli olivi. Deviazioni a destra e sinistra, olivi colossali, millenari, splendidi...non si sa dove volgere lo sguardo o puntare la fotocamera!! Veramente impressionante il numero delle piante ed il numero dei colossi che si trovano in giro. Lento ed attento percorro la sterrata, comprese tutte le deviazioni presenti che conducono ai posti migliori segnalati, per arrivare a fine percorso di nuovo al mare, nei pressi di una piccola lanterna di segnalazione. Scatto qualche altra foto e proseguo per il paese di Tovarnele, poche case, un paio di conobe ed uno sciaguratissimo Ufficio Informazioni che riapre dalle 18 alle 21... chissà cosa fa il personale dell'ufficio dalle 12 alle 18?? Mi fermo in una bancarella della frutta e compro pesche ed uva, per poi proseguire sulla sterrata lungomare verso nord, fino quasi alla punta estrema dell'isola protesa verso la costa di Rab. Ancora foto, poi giro la bici e me ne vado a mangiare sotto un olivo accompagnato dall'incessante frinir delle cicale. Mi riposo ancora in una conoba sul mare con una birretta fresca e poi riparto per il ritorno. Mi aspetta un trasferimento noioso su asfalto, fino alla macchina. Tornato a Lun, mi ricordo di un sentiero che forse scende a mare verso la costa a nord-est! Guardo la carta e lo trovo. Parte appena prima della chiesetta che sta sulla strada principale prima di Lun, appena dopo l'ingresso alla zona degli olivi. Entro nella sterrata e dopo qualche centianio di metri il paesaggio, spoglio e brullo muta radicalmente in una fitta foresta di pini marittimi, solcata dalla strada ricoperta da un tappeto di aghi secchi. Me ne vado lungo la strada fino al bivio, scendo a destra quasi fini al mare, lascio la bici ed attraverso la restante parte di pineta apiedi, fra aghi e grossi rami secchi. Il mare è molto bello. Verso nord si intravedono i campanili della città di Rab. Risalgo e torno al bivio. Ridiscendo sulla strada non ancora percorsa e scorgo fra i pini una piccola spiaggetta. Non ho voglia di andare a piedi ma...ma l'occhio vigile individua un percorso che sembra fare al caso mio...giù la sella e scendo allegro puntando la spiaggia. Pochi secondi di discesa e sono arrivato. Grande soddisfazione, specie a sentire i commenti dei bagnanti ignari di essere miei conterranei...torno indietro ovviamente a spinta fino alla sterrata e poi su asfalto fino a Ptoknika.
Gran bel giro, forse il più bello della vacanza.
54 km in tutto di grande soddisfazione.

Sabato 28
Si ritorna a casa. Il viaggio è lungo ed estenuante a causa del traffico, delle code in autostrada e della pioggia che ci rincorre quasi incessantemente da mezzogiorno alle 6 del pomeriggio. Le bici erano ben coperte nelle parti delicate e non hanno sofferto minimamente.

Come lo scorso anno a Rab, classificherei la vacanza come “bella e fortunata”:
bella perché l’isola merita la permanenza, fortunata perché ho trovato 2 settimane di tempo splendido e se non mi fossi fatto sorprendere dalla febbre avrei inanellato un altro paio di giri di tutto rispetto. Mi rimane l'amaro di non aver avuto dietro un GPS per tracciare i percorsi che purtroppo non sono segnati e valorizzati come dovrebbero.

mercoledì 3 febbraio 2010

Ciclo-vacanza a Rab

Isola si Rab, Croazia.

Vacanze a Gonar dal 22 al 29 di agosto 2009.

Ingredinte principale la bicicletta!!!

Lascio perdere tutte le cose che potete trovare a piene mani in rete, come località, superficie, abitanti ecc. e mi concentro su quelle meno note ma interessanti:

- Per prima cosa andare in città a Rab e all’ufficio del turismo farsi dare una splendida cartina “biking & trekking”…l’ufficio è aperto fino alle 10 di sera, senza pausa pranzo! L’impiegata che ho incontrato io è stata molto gentile e mi ha consegnato la carta e qualche buon consiglio sui percorsi più interessanti.

- isola ben dotata di interessanti percorsi da MTB, direi ben segnalati, ma se andate sulle piste facili, da percorso segnato e segnalato, vi perdete metà del divertimento.

- Poiché l’isola è piena di recinzioni che delimitano campi, proprietà e difendono le coltivazioni dalle visite delle pecore (mai molto numerose), ogni volta che si attraversa un cancello si deve avere l’accortezza di richiuderlo. Durante i giri in bici, non ho trovato cani da pastore.

- La cartina descrive tutte le piste ciclabili disponibili sull’isola. Oltre alle ciclabili sono segnate le strade asfaltate, i percorsi pedonali ed una serie di sentieri di varia natura.

- Le indicazioni della cartina sono abbastanza attendibili, anche se in qualche occasione i percorsi ciclabili richiedono una buona tecnica (o forse ho sbagliato strada e son finito su un percorso pedonale!)

- Le strade sterrate sono in ottime condizioni, con fondo compatto, sassoso e pulito. Solo in qualche occasione ho rimpianto di non avere una full. Obbligatorio, oltre al solito corredo per la riparazione delle forature, anche la dotazione di un copertone di riserva. Nella città di Rab ci sono diversi noleggi di biciclette ma non ho visto officine “ciclistiche” anche se penso che qualcuno che ripari le bici ci sia per forza. Ad ogni modo partire attrezzati, compresi pulisci catena e lubrificanti, che il sale e la sabbia sono micidiali.

- I sentieri nelle zone sassose sono spesso costellati di pietre aguzze che mettono a dura prova copertoni e braccia.

- La segnaletica (non chiarissima a dirsela tutta) è costituita da cartellini rossi posti su paletti verdi recanti il numero del percorso e la simbologia: omino a piedi oppure bicicletta. I percorsi sono indicati da un cerchietto bianco con contorno rosso.

- Io avevo una casa a Gonar, che insieme a Kampor e Lopar sembra un dei cartoni animati giapponesi!!

- Ad eccezione di alcuni tratti, la costa (dove indicato) è tutta percorribile su stradine, sentieri, banchine cementate. Nessun problema a passare “attraverso” le proprietà affacciate sul mare, senza pestar bagnanti. Qualche proprietario storce il naso, ma basta scendere dalla bici ed attraversare con un minimo di cautela ed i problemi svaniscono.

- Lungo i percorsi sono assenti le fontane (almeno io non ne ho trovate), ma la cortesia delle persone alle quali abbiamo chiesto di riempire le borracce è stata squisita! Birrette nei bar a scelta, dal costo contenuto e dall’ottimo sapore!!

- Io sono sempre uscito la mattina, prima delle 8, sosta al mercato per un “krapfen” e due mele, poi pedalate e foto fino verso le due, giusto in tempo per tornare a casa a mangiare e fare un bel bagno ristoratore.

- Non farsi ingannare dall’altimetria dell’isola. In una giornata di tutto riposo si collezionano diverse centinaia di metri fra salite e discese. Si parte sempre da 0 quota mare, si sale su una collinetta, poi si scende ad una baia, si risale su un’altra collinetta, si scende e così via…



Qui comincia la descrizione delle giornate passate a girovagare per l'isola...



- Domenica 23

disfatte le valigie, puntata a Rab su strada principale su asfalto, foto, cartina e ritorno su strade secondarie, lungomare pedonale e qualche scaletta da scorciatoia. Giretto solitario, senza pretese, conoscitivo. Città di Rab molto bella ed interessante dal punto di vista fotografico.

- Lunedi 24

salita al Kamenjack, 409 m slm, il punto più alto dell’isola. Andiamo in due: io con il vecchio cancello che si guadagna i gradi di “mulo di ferro” e mio figlio Federico, impaziente di provare la nuova bici in terra straniera. Il Kamenjak è la sommità della dorsale est dell’isola, totalmente brulla verso est, spazzata da venti gelidi e violenti durante l’inverno. Sulla cima si gode un panorama spettacolare sul Velebit e verso la città di Rab. Salita su asfalto, cemento e ultimo tratto sterrato. La punta è sede di una installazione credo televisiva e telefonica. Verso est una foresta di ometti decora la sommità della cresta. Immancabili i muretti a secco che recintano le proprietà e che testimoniano la caparbietà e la tecnica degli isolani nel difendere i terreni dalla furia del vento. Poiché il mondo è piccolo, l’unico ciclista incontrato durante la salita è un mio concittadino che ci “riconosce” grazie alla maglia della 3 Farioli indossata da mio figlio. La carta dice che si sale e si scende per lo stesso percorso, ma noi optiamo per una discesa modello “la so ioooo” che pur facendoci soffrire per i continui sali-scendi dalla bici per frequenti tratti non pedalabili, ci consente di passare accanto ai resti di una torretta di avvistamento, esposta verso Rab. Si tratta dei resti di una costruzione in muratura a secco, forse utilizzata per difendersi dai saraceni. Foto splendide e poi di nuovo discesa verso il mare. Tratti esposti pochi, tratti da percorrere con cautela, molti. Divertente. Giro a Rab (di nuovo) con foto dal campanile più alto e poi rientro a casa dal lungomare, perdendosi via nella spiaggia a sud di Kampor a far foto ad un simpatico pennuto dal becco lungo che pescava sotto la sabbia.

- Martedi 25

giro della penisola ad ovest, che va da Rt Kalifront e termina a Rt Frkanj. Giro in solitaria. Passaggio di buon mattino alla spiaggia di Kampor, deserta, talmente deserta che l’unico bar aperto mi nega un caffè perché apre alle 10… parto allegro infilandomi subito in un bel sentiero pedonale che mi costringere a spingere e portare a spalla la bici. Terminato il sentiero sono di fronte ad un cancello metallico che delimita una zona della penisola riservata all’Università di Zagabria (facoltà di Silvicoltura) e che deve essere valicato salendo una ripida scaletta di legno, sempre bici a spalla. Ridisceso sul lato opposto percorro la strada sterrata in splendida solitudine, senza mai vedere il mare che sta alla mia sinistra a causa del bosco fitto ed impenetrabile persino agli sguardi. Si sente ogni tanto il fruscio di qualche animale che lo attraversa. (potrebbero essere cervi o mufloni che sono segnalati come presenti sulla penisola) Lecci fittissimi e bassi uniti a tassi rigogliosi formano un muro verde ed ombroso. Giungo a Kalifront sul mare, a nord della penisola. Panorama non particolarmente interessante. Un gruppetto di bikers francesi arriva qualche minuto dopo di me. Scambiamo due chiacchiere. Faremo lo stesso giro, ma in direzioni opposte. Riparto di nuovo sulla sterrata, ma questa volta l’ambiente cambia notevolmente. La vegetazione è molto meno fitta e numerosi sentieri pedonali, non sempre indicati sulla cartina consentono di arrivare in riva al mare. Baiette incantevoli, acqua trasparente ed un sole bellissimo rendono gli sbocchi sul mare un divertimento continuo. Non ne lascio uno, mi infilo in tutti i passaggi possibili, spesso lasciando la bici per proseguire ed arrivare al mare. A metà mattinata arrivo ad una costruzione che è quella della Facoltà di Silvicoltura dell’Università di Zagabria. Uno dei custodi mi sconsiglia di arrivare al mare con la bici perché il terreno è scosceso…ma non lo ascolto e me ne vado giù per un bel sentiero, a tratti sconnesso che mi porta fino alla baia Sv. Mara, con una bella spiaggia sassosa ed un piccolo moletto di attracco delle barche. Qualche foto nel deserto più completo e risalgo. Di nuovo dentro e fuori dalla strada alla costa per arrivare lungo la parte terminale di uno dei due percorsi “geologici” fino al mare nella baia del “Gozinka” (altro personaggio, cugino di Mazinga). Breve sosta e birretta ristoratrice. Riprendo la strada sterrata e poi asfaltata che passa nel bosco di lecci di Dundo. Ci sono esemplari di lecci che hanno centinaia di anni. Ombra impagabile in una giornata moto calda e fortunatamente poco afosa. Il ritorno si svolge su un sentiero pedonale quindi ciclabile solo in parte. Incontro un paio di bikers tedeschi che mi confermano l’impercorribilità dell’ultima parte di sentiero. Vero solo in parte, ma loro stavano salendo ed invece io scendevo!! Ripasso alla baia di Kampor in tarda mattinata. La spisggia adesso è affollata di gente con decine di ombrelloni e tendine colorate. Bel colpo d’occhio, ma io che sono un po’ rustico e solitario fuggo con robuste pedalate.

- Mercoledi 26

termino il giro della penisola iniziato il giorno prima, stavolta in compagnia di mia figlia Aurelia che sostituisce validamente suo fratello rimasto a dormire. Puntiamo verso Rab su strada asfaltata e dopo qualche kilometro ci infiliamo nel solito bosco di lecci su strada a tratti sterrata, in direzione di Suha Punta, posto decisamente troppo turistico che non merita di essere visitato. Da Suha Punta ci dirigiamo verso sud percorrendo un bel sentiero che costeggia il mare, solo a tratti stretto e impegnativo. All’altezza di U. Kandarola un signore seduto in uno spiazzo lungo il sentiero riscuote il pedaggio per i biglietti per chi vuole andare nella zona “FKK” riservata ai nudisti. Passiamo oltre per arrivare finalmente al faro di Rt. Frkanj. Si lascia la bici un trentina di metri prima del mare, per non rischiare di squarciare i copertoni sui sassi aguzzi sporgenti dal terreno. Molto bello il colpo d’occhio sulla città di Rab a est. Foto obbligatorie e poi via di nuovo sulla sterrata che in parte ricalca il “sentiero geologico” del Kalifront. Sulla via di casa ci fermiamo a cercare il mausoleo del Campo di Concentramento di Kampor. Si tratta di un campo fascista operante dal 27 luglio del 42 fino all’11 settembre del 1943 in cui furono rinchiusi 15000 prigionieri, fra sloveni, croati ed ebrei, morti in seguito alle terribili condizioni di vita. Fa male pensare che anche in questo posto meraviglioso una così grande massa di persone abbia potuto soffrire così tanto, fino a morire di fame e di stenti. Oltre ad una infinita fila di lapidi e di croci, una lunghissima lastra metallica porta incisi i nomi di quelli che passarono per quel campo. Alcune foto dell’epoca mostrano le condizioni del campo e la sua estensione che comprendeva quasi tutta la piana di Kampor da nord a sud. Terminata la visita al campo riprendiamo la strada per tornare a casa.

- Giovedì 27

giro della penisola di Lopar. Solingo parto di buon’ora alla volte della penisola a Nord-est. Bella anche in pianta, sembra una specie di mano dotata di dita. Al termine della salita che da Superska Draga conduce a Lopar trovo un cartello in croato che dice che ad 1 km c’è qualcosa. Cosa? Bho? È scritto in croato!! Mi avvio incuriosito, confortato dalla carta che indica la presenza di un piccolo bacino, forse uno specchio d’acqua. La strada asfaltata sale bene, ma ad un tratto vengo superato da un furgone della spazzatura ed allora mi sorge un grande dubbio…che viene confermato poche centinaia di metri dopo. Una discarica. La strada le scorre di fianco diventando sterrata ed io la percorro alla ricerca di qualche bella foto, ma dopo poco incrocio una panda di un paio di inglesi che mi spiegano che la strada termina poco più avanti e non ci sono sentieri che vanno fino al mare. Me ne torno mesto sui miei passi, e scendo fino al porticciolo che accoglie i traghetti verso l’isola di Krk. Seguendo la strada sterrata arrivo fino ad una zona dove sono “ammessi” i nudisti ma non le macchine fotografiche, chiaramente indicato nei cartelli spersi in zona!! Seguendo percorsi sterrati fra i cespugli di tasso, arrivo fino al mare. Qui la costa è totalmente diversa da quella dei giorni scorsi: non più rocciosa e calcarea ma composta da banchi di arenaria, inclinati, variamente levigati dal vento e dal mare, piena di fossili di conchiglie in bella mostra. Foto a tutta manetta e poi comincia il divertimento. Il sentiero, più o meno segnato dai soliti bolli bianco-rossi, corre sulla costa, salendo e scendendo verso il mare, in mezzo a zone di terra rossa, sabbia, macchie di vegetazione bassa, verde, tenace. Pedalo con tranquillità e con leggera fatica, sempre attento a trovare il sentiero, non sempre evidente, ogni tanto inventandomi un passaggio un po’ “a vista”. Qualche tratto si percorre in mezzo alla vegetazione “al buio” ma poi si sbocca di nuovo in riva al mare, magari un po’ alti sulla costa. Percorro tutta la costa dalla prima baia, Ciganka, fino all’ultima, Sahara. Lungo le spiagge di sabbia cammino scrupolosamente sulla battigia dove il terreno offre un minimo di appoggio, fra gli sguardi dei bagnanti, probabilmente non abituati a vedere una bicicletta in zona, anche se qualche segno di copertone artigliato io l’ho visto. Al termine della spiaggia di Sahara concludo il mio giro e risalgo lungo un sentiero “solo pedonale” talmente sconnesso che non sono riuscito a percorrere in sella neanche un metro. Ci sarebbe da fare qualche altra visitina alle baie ancora verso est, ma sono in ritardo e la fatica stamattina è stata veramente notevole, accentuata dal sole torrido, la mancanza quasi totale di ombra e dalla consistenza “incerta” del terreno. Evito quindi il campeggio di San Marino per tornare spedito verso Supetarska Draga dove mi aspettano moglie figli ed amici.

- Venerdì 28

ultimo giro. Direzione Sv Petar, chiesetta in mezzo alla campagna dalla quale si diparte una bella “ciclabile” che risale in quota. Quindi oggi niente mare. Lasciata la chiesetta e seguite le indicazioni si affronta una strada che di ciclabile ha solo il nome: fondo in cemento e pendenza da infarto (solo in alcuni tratti). Per fortuna che l’ombra aiuta un poco. Prendo rapidamente quota ed arrivo il mezzo ad uno strano bosco di lecci: il terreno sotto le piante è quasi completamente sassoso, senza terra né erba. Sembra che le piante siano piantate solo sui sassi. La strada sterrata esce in uno spiazzo senza piante…una specie di altopiano, in parte coltivato e scarsamente popolato di pecore. Un lunghissimo muro a secco recinta lo spiazzo. Verso sud ne perdo la vista. Torno indietro lungo la sterrata e proseguo seguendo le indicazioni della carta. Passo accanto ad una area da “paintball” che abbandono velocemente. Dopo poco arrivo nella zona centrale dell’altopiano, nei pressi di una sorta di stagno, indicato anche sulla carta. Mi aspetta una garzetta, che appena si accorge della mia presenza si alza e si sposta. Gli insetti nella zona richiamano un gran numero di rondini e di ranocchie. Un lato dello stagno è occupato da una splendida macchia di ninfee, coi fiori bianchi e gialli. Numerosi percorsi delle pecore segnano il terreno insieme ai passaggi di formiche che hanno scavato piccoli “canyon”. Mai vista tanto terreno pianeggiante con così tanta erba a queste quote e soprattutto in questa parte dell’isola, spesso battuta da venti feroci. Una specie di gioiello incastonato fra le montagne, contornato da fitti boschi di lecci. Proseguo sul sentiero indicato sulla carta e passo attraverso una zona di terra rossa per poi arrivare di nuovo sulla parte di percorso brullo, popolato da rade piante. Faccio una foto ad un leccio, completamente sbilenco sulla sterrata, con un tronco di 80-90 cm di diametro, un colosso che nel corso dei secoli ha adattato la sua chioma alla direzione del vento. Le ultime foto le faccio ad una piccola costruzione in pietra, diroccata, senza tetto, che domina la collina, un punto di osservazione privilegiato verso ovest. Da lì la sterrata comincia a scendere di nuovo verso la costa, verso il mare.



Classificherei la vacanza come “bella e fortunata”: bella perché l’isola merita la permanenza, fortunata perché avevamo una casa molto bella a 15 metri dal mare ed una settimana di sole mi ha consentito di girare per bene anche se non sono riuscito ad arrivare in tutti i posti che avrei voluto. Per farlo avrei dovuto abbandonare completamente moglie e figli e non mi sembrava giusto (inoltre avrei rischiato il divorzio!!)

lunedì 1 febbraio 2010

addio dinosauro valsesiano


...te ne sei andato veloce come il vento, lasciandoci un grande vuoto, difficile da riempire...
...ci mancheranno le tue "montagne feroci" e la tua faccia guascona...
...sentiremo echeggiare i tuoi "fuma ch'anduma?"
...addio Gianni...
...e che la polvere ti sia lieve!